L’anemia è uno dei principali sintomi della mielofibrosi che insorge a seguito di una inefficace eritropoiesi, il processo di produzione dei globuli rossi, anche detti eritrociti.
Un’anomala produzione di eritrociti influisce anche sui livelli di concentrazione di emoglobina nel sangue che, se inferiore a 10 g/dl al momento della diagnosi, definisce il quadro di anemia moderato-severa che richiede l’intervento farmacologico.2
Circa il 35-38% dei pazienti con mielofibrosi presenta anemia al momento della diagnosi.2
Tra le possibili cause ci sono la carenza di vitamina B6, necessaria per la produzione dell’emoglobina, e una bassa presenza di ferro nel sangue.3 In questi casi, il trattamento prevede la somministrazione di ferro per via endovenosa e, nei casi più gravi, trasfusioni di sangue.3
Tra i farmaci utilizzati per trattare l’anemia ci sono gli androgeni e le epoietiche sintetiche, sostanze che aiutano il midollo osseo a produrre più globuli rossi. Anche alcuni farmaci immunomodulatori, come talidomide e darbepoetina, possono essere utili.4 Per il controllo temporaneo dei sintomi, a volte viene prescritto il cortisone.1
Il monitoraggio dell’anemia è essenziale e si effettua tramite analisi del sangue mensili. Va ricordato che l’unica cura definitiva per la mielofibrosi, e quindi per l’anemia che ne deriva, è il trapianto di midollo osseo. Tuttavia, questo intervento è riservato a pazienti con condizioni cliniche particolari.1